sabato 26 settembre 2009

Ironia: Intervista con la Morte.


Temuta, evocata, invocata a volte, è lei ad essere sempre presente nei nostri incubi, nelle noStre paure.
E finalmente eccola qua. Davanti a me. Non potrei dire in carne e ossa, non mi sembra il caso.
A volte si possono fare strani incontri, strane interviste e questo è proprio il caso.
A nessuno credo sia mai venuto in mente di intervistare la morte.
Oh certo, in molti l’hanno vista in faccia. Qualcuno ha anche potuto raccontarlo. Tutti prima o poi la incontrano.



INTERVISTA CON LA MORTE





E’ imbarazzante iniziare una intervista con la Morte. Non si sa da parte cominciare. Dall’inzio è sempre una buona soluzione ma, in questo caso…sembra più opportuno cominciare dalla fine.

Da dove vuole che iniziamo?

Morte. Da dove preferisce. Scelga Lei , io non scelgo.

Lei, signora morte, come si definirebbe?

Morte: Sono come le tasse, le imposte..

E cioè?

Morte: Tutti credono che siano uguali per tutti, ma non è così , mi creda.

In che senso?

Morte: E’ esattamente come nella vita. Tra i miei, diciamo, “clienti” non ce ne sono due uguali.
C’è chi crede che la morte sia democratica, uguale per tutti ma non è affatto così. C’è chi muore troppo presto e chi troppo tardi. Chi lascia azioni incompiute. Chi si lascia dietro dolore e rimpianto e chi solitudine e indifferenza. Per qualcuno è una liberazione, per altri una specie di tradimento, di punizione immeritata. Insomma il mio è un mestieraccio. Certo l’abitudine aiuta.

Ma, scusi la brutalità, come sceglie?

Morte: Su questo vorrei mantenere un minimo di riservatezza, sa com’è.

No, no, capisco. Però mi dica ugualmente qualcosa. Anche in generale…

Morte: Veda caro signore, il più delle volte scelgo a caso. Altre volte, invece ho un obiettivo preciso. L’importante per me è non valutare, non giudicare. Sarebbe impossibile altrimenti fare il mio lavoro. Non si può essere giudice ed esecutore. Il perché e il come in fondo non mi riguardano. A me interessa il “quando”, a volte il dove. Quando qualcuno ti implora, qualche volta, anche io mi lascio intenerire e allora intervengo. Sono le poche gioie che mi concedo.

Beh, gioie…

Morte: si lo so, lo so. Sembra di cattivo gusto, però mi creda è così. Io non agisco mai verso chi lo merita o, salvo eccezioni, verso chi vorrebbe. In fondo io sono come la mamma.

La mamma?

Morte: Si, la mamma. Nessuno se la sceglie. Eppure tutti ne hanno una. E quando sta arrivando il momento, il più delle volte, è lei che invocano quando mi sentono arrivare.
Non faccia quella faccia. Lo so che è difficile ammetterlo, ma se lei si pone davanti al problema a mente aperta non potrà che convenire con me che è così.

Per carità Signora, non mi permetterei mai di contraddirla…

Morte: Non scherzi con me , la prego. Lo sa lei quante ne vedo ogni giorno? Immagina la frustrazione di non poter scegliere quando invece farlo sarebbe la cosa più giusta? Devo ostentare indifferenza, per essere professionale. Per me uno deve valere l’altro e ogni attimo è quello buono, o forse no. Nessun attimo è quello buono, o giusto. Ma ogni volta l’attimo è quello stabilito. Non sbaglio un colpo.

Stabilito da chi? Non sia reticente…

Morte: Questa è una bella domanda. Non saprei. So solo che è così .

Non capisco.

Morte: Vede il concetto base è quello del compimento. Una vita non è compiuta senza la morte. Quindi quando una determinata esistenza deve compiersi in modo definitivo, quello è il momento.
L’attimo precisamente opposto alla nascita. Direi simmetrico.

Mi sta dicendo che esiste una geometria?

Morte: Esattamente. C’è una geometria, una fitta rete di segmenti invisibili che uniscono i punti base: l’inizio e la fine. Si formano così infinite figure geometriche in cui ogni segmento incrocia tutti gli altri segmenti. Ogni segmento chiude con una triangolazione che ha tre vertici: la nascita, il compimento e, modestamente, io.

Ma Lei si sente Dio?

Morte. Assolutamente no. Io sono solo una specie di notaio. Io certifico, sancisco. Forse più che un notaio sono una specie di esecutore testamentario, mi perdoni il gioco di parole.

E dopo?

Morte: Ah guardi, il dopo non mi riguarda. Io mi limito a fare in modo che le geometrie siano quelle. Che la simmetria sia perfetta. Se dovessi preoccuparmi del dopo dovrei anche occuparmi del prima. No, impossibile, l’ho già detto: io non scelgo. Ora, sa, dovrei andare…è l’ora..

No, no, per carità…ancora una domanda: Ma lei, scusi, nel tempo libero che fa?

Morte: Io ? Mi annoio da morire.

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